RACCOLTE ARCHEOLOGICHE: Villaggi di agricoltori e allevatori
Le numerose testimonianze del territorio modenese coprono l’intero arco cronologico del neolitico e si riferiscono principalmente a contesti abitativi, che documentano il passaggio da una dimensione nomade o seminomade alla sedentarietà. Il mutato rapporto con l’ambiente, che ora comporta la produzione delle risorse alimentari grazie alle pratiche di agricoltura e allevamento, determina cambiamenti sociali e tecnologici.
Il neolitico antico è testimoniato da reperti attribuibili alla cosiddetta cultura di Fiorano, (5600-4800 a.C.): oltre a vasellame ceramico, sono presenti manufatti in osso e strumenti in pietra scheggiata e levigata, fra i quali asce, scalpelli e anelloni.
La cultura dei Vasi a Bocca Quadrata (5000-4200 a.C.) trova una delle sue espressioni più compiute nel sito del Pescale (Prignano), indagato da Fernando Malavolti. L’ampio pianoro, situato in posizione strategica alla confluenza del Rio Pescarolo con il fiume Secchia, ha rappresentato fin dalla più remota antichità un luogo privilegiato per l’insediamento umano. Qui la presenza dell’uomo è testimoniata, sia pure in modo discontinuo, dal paleolitico superiore (circa 35.000 anni fa) fino all’età del bronzo recente (XII secolo a.C.).
Nello stesso sito è attestato anche il momento più antico dell’ultima fase neolitica (4300-4000 a.C.), caratterizzato dalla progressiva affermazione di aspetti occidentali pertinenti alla cultura francese di Chassey.
Al momento centrale del Neolitico è attribuita una sepoltura entro tomba a fossa di un individuo adulto, rinvenuta a Formigine-Cave Gazzuoli.