L’idea del museo: Dalla dimensione civica alla prospettiva europea
Punto di snodo fra le raccolte artistiche, archeologiche ed etnologiche, la sala delinea lo sviluppo del Museo dalla fondazione nel 1871 fino ai primi del Novecento. È in questo periodo che l’istituzione assume quella particolare fisionomia che è ancora oggi leggibile nel suo percorso e negli arredi.
Nel clima di diffuso interesse per la preistoria che anche in Italia accompagna l’affermazione delle teorie darwiniane è fondamentale il ruolo di Giovanni Canestrini, professore di Storia Naturale all’Università di Modena e primo traduttore italiano, insieme a Leonardo Salimbeni, dell’opera di Darwin. Canestrini aveva ottenuto nel 1863 un finanziamento dal Comune di Modena per intraprendere scavi archeologici nelle terramare modenesi. I materiali da lui raccolti, esposti al Congresso Internazionale di Antropologia e Archeologia Preistoriche del 1871, rappresentano il più antico nucleo del Museo Civico, la cui direzione viene affidata a Carlo Boni.
A metà degli anni settanta Boni inaugura una sezione etnologica come naturale complemento delle raccolte preistoriche e successivamente la arricchisce con scambi, acquisti e doni di esploratori modenesi che testimoniano culture ormai scomparse o in via di estinzione.
Gli ultimi anni dell’800 sono distinti dalla figura di Arsenio Crespellani, che, dopo la morte di Boni (1894) diresse il museo fino al 1900 con un’attenzione particolare al contesto territoriale, come dimostrano le sue carte archeologiche della città e del territorio modenese.
In questi anni il ruolo del Museo evolve rapidamente da un iniziale progetto che lo propone quale laboratorio di esperienze per l’industria locale verso una fase in cui esso si profila come ricco repertorio di tecniche, forme e modelli per le arti e l’artigianato.
L’ultima sezione della sala è dedicata al ruolo del museo rispetto alla cultura artistico-industriale, ruolo che si precisa tra 1900 e 1906, negli anni della direzione di Luigi Alberto Gandini ed è rappresentato dai materiali legati all’attività degli artigiani Tommaso Rinaldi (1813-1877), Felice Riccò (1817-1894) e Giovanni Spaggiari (1806-1880) che ebbero il compito di rappresentare la città di Modena nelle principali rassegne nazionali ed europee.
La sala espone anche una piccola galleria di dipinti di soggetto profano che comprende tra gli altri alcuni ritratti di artisti ed eruditi modenesi e l’Erminia e Tancredi di Ludovico Lana (1597-1646), il più importante pittore modenese della prima metà del Seicento.